TELEVENDITE

Il 25 settembre si vota, ed è già partita la gara a chi la spara più grossa per accaparrarsi l’elettorato. Le leve sono sempre le stesse, trite, ritrite, ma che hanno funzionato nel passato. La destra ci riprova, il metodo è consolidato: giocare sulle paure e sulle insicurezze di un elettorato disorientato e spaventato.

Il covid rifiuta di congedarsi, anzi, muta, il che potrebbe anche essere peggiore; la guerra in Ukraina continua a generare incertezze, la questione energetica rischia di diventare questione sociale occupazionale.

Il blocco del grano ukraino, pur se parzialmente evitato, unitamente alla siccità, annunciano una crisi alimentare con conseguente innalzamento dei prezzi. Si profila un autunno di restrizioni e sacrifici.

La destra che fa? Rimette in campo il vecchio consolidato imbonitore di piazza, Silvio Berlusconi, il quale ha già cominciato il suo bombardamento mediatico, sulle sue reti e sui social.

Doppio petto blu, cerone da teatro dei mimi, sorriso stereotipato, sguardo ammiccante, il cavaliere sciorina le sue ineffabili panzane.

“Porteremo la pensione minima a mille euro, mamme e casalinghe comprese, e aboliremo la Fornero”.

Il venditore, il solito immarcescibile Berlusconi, sa far di conto. I pensionati e i prossimi alla pensione sono circa sedici milioni di elettori, in un colpo solo si fanno contenti quelli con la minima, la cosiddetta sociale, e quelli che da gennaio dovrebbero lavorare fino a sessantasette anni.

Una giocattolino da trenta miliardi, tanto è il costo calcolato dagli esperti: una misura capace di far saltare il banco, il doppio di una normale manovra finanziaria.

Spregiudicato come sempre, per lui quel che conta è vincere, e i commercianti sanno bene come esporre la propria merce.

E siccome l’Italia è un paese di vecchi, e molti giovani non voteranno (il 50 per cento degli under ventitré, cita un sondaggio commissionato da Repubblica) la maxi offerta sulle pensioni, è il “carico da undici” calato dalle destre, per orientare i sondaggi fin dall’inizio della competizione elettorale. Attendiamo la dentiera per i pensionati e, se del caso, un accenno al Sildenafil per tutti, per un’eventuale spallata finale!

Naturalmente c’è anche una parte tutta politica, tipica della destra, sia in Europa sia negli USA: no all’immigrazione, no allo jus scholae, no allo jus soli, argomenti che vanno alle radici del populismo/sovranismo, mala pianta ormai radicata nel profondo del ventre molle della società. Il nostro è un paese, piaccia o no, a democrazia fragile, ampi settori di elettorato sono ormai in fuga dalle urne da parecchio tempo.

 

Una sciagurata legge elettorale, cervellotica e incomprensibile, aumenta la confusione, il gioco delle candidature nei collegi uninominali (e relativi veti degli elementi dell’alleanza) rischia di far saltare le fragili ipotesi di alleanze. Anche in considerazione della riduzione del numero dei parlamentari, Friuli, Umbria, Abruzzo, Molise, oltre tradizionalmente alla Valle d’Aosta e al Trentino Alto Adige, dovranno scegliere un solo senatore nell’uninominale, da mandare a Roma.

Se poi consideriamo che la quota teoricamente proporzionale, anche nelle altre regioni, sia logicamente ridotta, i partiti che eleggeranno senatori saranno probabilmente solo 4 (Pd, FI, Lega e FdI) con forse 1-2 senatori per i 5S, nelle regioni più grandi.

Alla Camera dipenderà molto da come saranno ridisegnati i collegi, ma in ogni caso la soglia di elezione di fatto è tale da escludere l’ingresso di nuove formazioni politiche.

 

La gente pare poco interessato alle formule di governo e alle alleanze, è molto più preoccupata del proprio futuro e del proprio tenore di vita, in questo scenario andremo a votare il venticinque.

A noi spetta il compito di vigilare, e riconfermare, come recita un passaggio del nostro Comitato Direttivo Provinciale di Salerno, che: ” la nostra organizzazione non può che confermare le proprie radici, il suo saldo ancoraggio ai valori costituzionali e alla loro difesa, compreso il contrasto alle idee e ai programmi razzisti e xenofobi, e riaffermare la centralità del lavoro e della giustizia sociale”.

 

 

 

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