LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

vauro
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E’ un orrore senza fine. Alina Grishajn, di 26 anni, di origine albanese, capolinea di uno stabilimento di surgelati dell’azienda Bocon a Pieve di Soligo nel Trevigiano, in cui lavorava da oltre cinque anni, è morta sul lavoro. E’ stata stritolata pochi giorni fa, da un grosso macchinario per l’imballaggio, che, scambiandola per un surgelato, le ha schiacciato le vertebre cervicali. Incidente analogo era accaduto in Corea, dove è morto operaio scambiato per un pacco dal robot, che lo ha preso e “confezionato”
Alina è morta in modo orribile, come Laila El Harim, operaia morta lo scorso anno, a causa di una “fustellatrice modificata” ovvero macchinario manomesso per aumentare la produttività. Sono già oltre 100 le donne morte per infortuni sul lavoro molte di queste in itinere e sulle strade e questo per la stanchezza di chi normalmente svolge il doppio, e a volte anche il terzo lavoro, nell’accudire figli e genitori

Dal 2022 a oggi 1.208 lavoratori hanno perso la vita per cause di lavoro, o per raggiungerlo ” in itinere”. Nei primi otto mesi di quest’anno i morti am montano 657. Sono i dati comunicati dall’Inail, nel suo rapporto annuale, che raccontano la storia del dramma quotidiano che nessuno vuole vedere, e che continua nell’impotenza, o forse nell’indifferenza, della politica.
Purtroppo questi incontri sono più che altro audizioni, con un grande numero di soggetti che esprimono solo opinioni. Sul tema della sicurezza sul lavoro esiste una piattaforma unitaria , soprattutto per quanto riguarda la situazione degli appalti e subappalti,nell’edilizia e nonsolo, che sono ormai, come risulta dai dati, le occasioni più frequenti di infortuni gravi, gravissimi e mortali.
Troppo spesso, infatti, ci troviamo a commentare casi in cui le norme e le misure di sicurezza sono state apertamente violate o ignorate. Non è più procrastinabile un’inversione di rotta, si rende necessaria ed urgente l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro, nel nostro ordinamento giuridico
I morti sul posto di lavoro, sempre secondo i dati raccolti da Rete Iside onlus consultando varie fonti, sono stati almeno 769, mentre sono stati almeno 315 i decessi in itinere (cioè durante gli spostamenti fatti per andare da casa al lavoro e viceversa). Tocca alla Lombardia il triste primato della morte per regione: i decessi sono stati 161, segue il Veneto con almeno 130. Proprio nelle zone considerate le più produttive del paese, purtroppo, si riscontra il più alto numero di decessi. Di seguito i dati 2022 ordinati per regione:
Lombardia 161; Veneto 130; Campania 91; Lazio 82; Piemonte 81; Emilia Romagna 75; Sicilia 69; Puglia 66; Toscana 57; Marche 49; Calabria 39; Sardegna 34; Abruzzo 29; Liguria, Umbria 20; Trentino 19; Friuli Venezia Giulia, Basilicata 14; Alto Adige, Estero 11; Molise 9; Valle d’Aosta 7
Lo studio non prende in considerazione i dati dell’Inail, perché annualmente le morti sul lavoro secondo questo istituto, sono circa il 30% in meno del numero reale, come documentato dall’Osservatorio di Bologna, negli oltre 15 anni di meticoloso lavoro. Questo perché l’Inail non conteggia gli infortuni e i morti fra i 4 milioni di operai e lavoratori che non sono assicurati con il suo ente, così come non conteggia le morti di lavoratori in nero o irregolari.
I dati dell’Osservatorio di Bologna dicono che nell’anno appena finito, i 1.404 morti sul lavoro del 2021, nel 2022 sono stati 1.499, più 6,7%.
( a cura ufficio stampa)

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