Sweet Home Alabama

Quel primo dicembre del 1950, nella cittadina di Montgomery, in Alabama, alla fine della solita massacrante giornata di lavorocome sarta, Rosa Luise McCauley sposata Parks, una signora nera di mezza età, intirizzita dal freddo, è in attesa del bus che deve portarla a casa, un vento gelido le taglia faccia. Dopo una snervante attesa il mezzo finalmente arriva, la donna sale e, seguendo l’indicazione “gente di colore”, occupa un posto nella quinta fila a sinistra, nel settore dei posti comuni (per i neri era riservata solamente la parte posteriore del mezzo.)

L’autobus continua a caricare passeggeri. Poche fermate e il torpedone è pieno in breve, i posti a sedere si esauriscono; l’autista, vedendo gente in piedi, invita con tono autoritario a “far posto ai signori bianchi” Tre passeggeri di colore obbediscono, Rosa Parks no, e rifiutando pacatamente l’invito perentorio decide di rimanere seduta, di non mollare, dando così il primo colpo di piccone al segregazionismo negli stati del sud.

Il conducente, fermato il veicolo corre a chiamare la polizia. Rosa Parks è arrestata e incarcerata, per aver infranto le norme di Montgomery che obbligano i neri a cedere il proprio posto ai bianchi nel settore comune, in caso di necessità. La notte stessa, un direttorio della comunità afroamericana presieduto dal pastore protestante Martin Luther King, assume una storica decisione.

Il giorno dopo inizia il boicottaggio dei mezzi pubblici della città, iniziativa che si allarga a tutto lo stato e che durerà 382 giorni, mandando in tilt il sistema dei trasporti, finché la legge sulla segregazione non viene rimossa. L’anno successivo il caso arriva alla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, che decreta l’incostituzionalità della segregazione sui mezzi pubblici dell’Alabama.

Negli Stati del Sud allora vigevano le leggi di Jim Crow. “Withe only” era il cartello che campeggiava fuori dalle scuole, dai ristoranti, sui treni .I negroes (così era chiamati in modo dispregiativo) avevano i loro negozi, i loro ospedali, i loro bagni pubblici, e nei luoghi di ritrovo era vietato loro l’ingresso, proprio come ai cani.

Nelle contrade scorrazzavano impunite, bande di “cristiani fondamentalisti”: gli uomini del Ku Klux Klan. Incappucciati, vestiti di bianco innalzando le loro croci fiammeggianti, in improvvise scorrerie, e senza alcuna ragione ,bastonavano, bruciavano, uccidevano chiunque, con la pelle nera “non stava al suo posto” potendo contare sull’impunità assoluta, poiché i tribunali sudisti li avrebbero definiti “omicidio giustificabile” in quanto, si diceva, “i neri non hanno diritti”.

In questa situazione allucinante, Rosa Parks, di confessione metodista, donna mite, non violenta, su quell’autobus affollato di Montgomery, proprio settantun fa, decise di rimanere seduta, di dire no ” per una bramosia infinita di dignità umana e libertà”, ebbe a dire Martin Luther King, commentando l’episodio che avrebbe cambiato la storia dell’America.

Rosa Parks, diventata simbolo della protesta, ricevette molte minacce e ritorsioni tanto da doversi trasferire a Detroit all’inizio degli anni sessanta. Solo successivamente ricevette premi e riconoscimenti per le sue battaglie. Nel 1999 venne insignita della Medaglia d’oro del Congresso.

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